giovedì 17 febbraio 2011

Come si forma la Timbrica in una Solid Body

Premessa

Molti musicisti attivi negli anni settanta, forse la maggioranza, ritenevano il corpo di una solidbody una semplice tavola di legno inerte (o quasi) ininfluente al fine dell'ottenimento di un buon suono amplificato.

La proprietà acustica di una solidbody non veniva considerata mentre l'attenzione si concentrava sulle parti metalliche, sui pickup e sulla circuitazione elettrica. Molti "rottamavano" i loro strumenti pregiati con l'aggiunta di pesanti parti in ottone, pickup superpotenti e di preamplificatori di qualsiasi tipo.

L'importante era portarsi addosso più peso possibile perchè solamente in quel modo la chitarra avrebbe avuto un bel suono...
Il decennio successivo visse una controtendenza: la gente incominciò a rendersi conto che il suono acustico di una solidbody era la base della sua timbrica amplificata.

La chitarra elettrica, di base, è una chitarra acustica. Si prende qualcosa di molto piccolo, come il suono acustico di una solidbody, e lo si amplifica enormemente. Tutte le più piccole imperfezioni del suono acustico diventano palesi nel suono elettrico. Sarebbe come trasformare una formica in un dinosauro.

La comprensione del suono di una chitarra elettrica passa necessariamente attraverso la conoscenza dell'interazione tra i suoi principali componenti.
La voce, il suono, il timbro di una chitarra elettrica è determinato da un insieme di componenti quali il corpo, il manico, il ponte, il capotasto, le meccaniche che insieme creano un corpo risonante.

La scelta dei pickup e dell'elettronica ha la funzione di amplificare questo suono, di sottolinearne meglio le caratteristiche. Come essi agiscano in aiuto delle proprietà acustiche di base è un argomento controverso e soggettivo ed i risultati sono frutto di esperienza ed errori o addirittura di incidenti fortuiti.

Esamineremo di seguito i componenti di una elettrica solidbody per cercare di capire le caratteristiche dei materiali  e cercare di esaminare l'anatomia timbrica di una solidbody.
Corpo
Anche in una solidbody il corpo funge da tavola armonica. Il materiale di cui è composto è alla base della timbrica finale di una chitarra e definisce la limpidezza e la definizione del "suono acustico". La scelta del legno determina come il corpo "capta" le vibrazioni delle corde.

Per la costruzione dei corpi delle solidbody vengono utilizzati diversi tipi di legno, ognuno dei quali con le proprie caratteristiche sonore. Non solo, ma variazioni di densità e peso creano variazioni anche significative nella colorazione timbrica di uno strumento. Anche se i corpi vengono prodotti dalla stessa tavola.

In base alle varie essenze, si possono fare delle affermazioni di carattere generale:
L'acero produce un attacco rapidissimo della nota, a volte anche aspro e con un decadimento rapido. Produce una forte intensità della fondamentale però senza una grande colorazione armonica. Tra le varietà più ricercate troviamo Il Flames Maple, il Quilted, lo Spalted, il Birdseye, il Burt, il Soft e l'Hard Rock Maple.

I musicisti in cerca di suono rotondo invece si rivolgono normalmente al mogano, che può essere mediamnte leggero o anche pesante, in funzione della specie e del luogo di provenienza. Oltre ad un attacco rotondo e mediamente dolce offre anche un ottimo sustain. Se viene utilizzato un mogano pesante il timbro ne risente parecchio perdendo il colore e la rotondità prodotta da questa essenza.

Se prendiamo come esempio una Les Paul Standard possiamo invece vedere come le due essenze possono essere combinate per ottenere un diverso tipo di sonorità: corpo in mogano (suono corposo e rotondo) con top in acero (attacco rapido e forte intensità della fondamentale). Il risultato è un lungo sustain, peso accettabile con una buona risposta delle frequenze alte.

Lo Swamp Ash è invece un legno della famiglia dei frassini: molto leggero, fornisce un suo timbro risonante che, in combinazione con un classico tremolo con molle posteriori e pickup single coil, enfatizza talune armoniche producendo il classico "suono di campana". Un peso troppo leggero ha pochi bassi ed una timbrica gracile mentre un peso "medio" è il miglior compromesso per ottenere un ottimo sustain ed una timbrica bilanciata.

L'Alder, "trademark" di tutte le Strato prodotte dopo il '56 (parliamo delle Strato che hanno fatto la storia) si caratterizza per un attacco moderato ed un decadimento abbastanza regolare: il suono è bilanciato sia sulle basse frequenze che sulle alte. Ne consegue che è il più ricercato per suonare un'ampia gamma di generi musicali. Praticamente il "best seller" dei legni per una solidbody.

Il Basswood è un'essenza che per il suo timbro uniforme senza spigolature, attacco moderato e sustain costante, viene utilizzato dalla fine degli anni '70 per la costruzioni di strumenti che devono suonare ad alto volume quali le chitarre da Hard Rock. Tuttora gran parte di questi strumenti "dedicati" vengono costruiti con questa essenza.


Nel campo della liuteria molti artigiani si dilettano a costruire strumenti con essenze diverse, esotiche come il Koa o il Bubinga o il Padouk o il Walnut. A volte usati solo come Top su basi di Alder, Basswood o Poplar, altra essenza parecchio popolare e simile all'Alder. Alla continua ricerca del Sacro Graal...

Molte ditte producono inoltre chitarre con corpi scavati ottenendo all'interno delle camere tonali che aumentano sia il volume che la risonanza. Questi strumenti hanno pià calore e più bassi e sviluppano il loro massimo potenziale di sustain a volumi inferiori rispetto alle solidbody con corpo pieno. Va da sè che sono gli strumenti che prediligo e che cerco di proporre sempre alla mia clientela.
Giunzione del manico
La timbrica di una chitarra viene colorata pesantemente dal tipo di giunzione tra il manico ed il corpo. La vibrazione delle corde, che poggiano sul capotasto e sul ponte, si trasmette appunto tramite la giunzione delle due parti. Nel sistema "bolt on", la classica giunzione delle Strato e delle Telecaster, le due parti vengono unite tramite viti mordenti. Per ottenere il miglior suono possibile è basilare che le due parti si incastrino alla perfezione e che si abbia un buon contatto con tutte le superfici della giunzione. Qualunque spazio vuoto determina una perdita di suono.

Questo tipo di giunzione contribuisce a rendere identificabile il suono di una bolt-on, dato che enfatizza alcune frequenze a scapito di altre. Il classico "twang" che si ottiene da questi strumenti è dovuto proprio a questa giunzione che  crea delle tensioni diverse nel legno rispetto all'incollaggio del manico/corpo e produce appunto un suono ed una timbrica diversa e facilmente identificabile.

 

Le chitarre neck-thru-body si caratterizzano per il manico che prosegue senza interrompersi dalla paletta sino al bottone inferiore per la tracolla. A completare il corpo vengono incollate due ali normalmente in legno più tenero. La timbrica di questi strumenti, in cui prevale l'acero, è spesso squillante, con attacco rapido e ottimo sustain ma carente di frequenze basse. Questi strumenti suonano bene ad alti volumi e quando viene richiesta un alta definizione con bassi limpidi e definiti. Alcuni modelli Gibson (Firebird) utilizzano invece manici ed ali in mogano: il suono è più rotondo e si può assimilare a quello prodotto da una giunzione di tipo "set in".

La giunzione di tipo "set in", con manico incollato tipo Les Paul, a detta di tanti addetti ai lavori fa "cantare" la chitarra: dopo l'attacco, le note fluttuano sino al raggiungimento dell'ampiezza finale. Le chitarre costruite con questo tipo di giunzione posseggono un attacco moderato ed un sustain caldo e naturale.
Manico e truss rod
In una chitarra solidbdody il manico, insieme al corpo, concorre a determinare il suono acustico di una chitarra. Altri componenti caratterizzano il "tone" di una chitarra, ma di certo la parte "legnosa" è predominante su qualsiasi altro componente "ferroso". La densità, la durezza ed il peso del manico alterano il modo in cui il manico trasmette al corpo le vibrazioni delle corde. Peraltro la timbrica può cambiare anche di molto utilizzando manici provenienti dalla stessa tavola.

Manici in acero produrranno timbriche brillanti e limpide mentre manici in mogano, meno densi dell'acero, produrranno timbriche più calde ed un decadimento della nota più regolare e meno repentino. All'interno dei manici giace comunque una componente sonora nascosta: il truss rod. La sua funzione è quella di opporsi alla tensione delle corde. In realtà altera anche la massa del manico e la sua flessibilità.


Il truss rod deve essere sempre in tensione. Un truss rod lasco può vibrare simpateticamente con le corde assorbendo alcune frequenze, può produrre "note morte" o anche diminuire il sustain. Un tendimanico a singola barra pesa meno di uno a doppia espansione e produce un suono più caldo. Un tendimanico a doppia espansione aumenta il sustain.
La paletta
Possiamo dividere le palette in due categorie: diritte e inclinate. Il tipo diritto non è altro che una prosecuzione del manico stesso: il nucleo del manico passa ininterrotto attraverso il capotasto e prosegue sino alla fine della stessa paletta. Una paletta diritta è più "viva"  rispetto ad una paletta inclinata e le corde mantengono una pressione minima sul capotasto rispetto alle palette inclinate.

Alcune frequenze più acute e brillanti di una paletta dritta possono essere attribuite alle vibrazioni delle corde e della paletta dietro il capotasto. Alcune frequenze vengono esaltate, altre attenuate ed il tutto contribuisce ad ottenere un suono aperto .
(Dan Smith della Fender)

Le palette inclinate possono essere ottenute o dalla stassa tavola oppure per incollaggio. Il suono di una paletta incollata sarà composito come  somma dei singoli elementi compreso la colla mentre il suono di una  paletta formata da un unica tavola presenterà delle frequenze diverse dovute all'unicità del materiale e delle fibre di cui è composto.

Nel caso di paletta inclinata l'aumento di tensione al capotasto contribuisce ad aumentare il sustain. La maggior parte delle vibrazioni verranno pertanto convogliate al corpo e non si dissiperanno come in una paletta "flat"
Pillole di anatomia timbrica di una solidbody
Corpo Il corpo, anche se massiccio, fornisce l'importantissima tavola armonica. Con chitarra amplificata o meno.
Giunzione manico Ogni tipo di giunzione del manico (Bolt-On, Neck-Thru-Body, Set In) ha il proprio suono personale.
Paletta La dimensione, la forma, la massa e l'angolazione della paletta risultano fattori importanti nell'equazione timbrica.
Manico Il materiale, la costruzione, il truss rod, la tastiera ed i tasti possono modificare la timbrica di uno strumento in termini modesti o drammatici.
Ponte Il ponte è il principale mezzo attraverso il quale le vibrazioni delle corde si trasferiscono al corpo. I ponti fissi trasferiscono più vibrazioni che non i ponti-tremolo.
Capotasto Il capotasto influisce sul suono solo a corde libere. Nel momento in cui una corda viene premuta, termina anche la funzione del capotasto.
Meccaniche Il tipo e soprattutto la massa delle meccaniche può influire in termini modesti sul suono anche su strumenti con capotasto bloccato.
Corde La genesi del suono. Cambiare le corde è il modo meno costoso per cambiare drasticamente il suono di una solidbody.
Pickup Cambiare pick up significa trasformare la personalità di una solidbody. Ma non possono migliorare un suono già povero in partenza.
Finiture Le finiture possono influenzare anche pesantemente la risonanza del legno e possono migliorare o peggiorare il timbro in generale.

Meccaniche
La sostituzione delle meccaniche porta a risultati imprevedibili, ma sostenere che il timbro venga influenzato pesantemente è un'affermazione eccessiva.

Di fatto passare da una serie leggera ad una serie pesante altera la massa della paletta e di conseguenza anche la frequenza di risonanza del manico, modificando in tal modo il timbro della chitarra. Si può ottenere un risultato positivo oppure negativo, in funzione dell'interazione dei componenti.

Purtroppo il risultato finale lo si può verificare solamente a sostituzione avvenuta. Qualche volta mi è capitato di reinstallare nuove meccaniche dello stesso tipo di quelle tolte perchè difettose: su alcuni tipi di solidbody la differenza si fa sentire ed alcune frequenza possono venire perdute nel cambio.

La situazione è abbastanza difficile quando viene richiesto un set di autobloccanti, per esempio, in sostituzione delle classiche vintage: il foro deve essere allargato e tornare indietro può creare qualche problema. Da pensarci bene, se il nostro strumento ci soddisfa e non vogliamo sorprese sonore...

E' comunque importante che le parti componenti delle meccaniche siano integre e che l'accoppiamento "ruota dentata/vite senza fine" non sia lasco. In caso di scricchiolii o fastidiosi ronzii la sostituzione è d'obbligo. Ma, ripeto, a parte casi rari e sporadici, possiamo dire che la sostituzione non ha una significativa influenza sulla timbrica finale.
Capotasto
Negli anni settanta molti chitarristi sostituivano il capotasto in osso o in plastica delle loro chitarre con un capotasto in ottone. La credenza generale era quella che un capotasto in ottone incrementasse il sustain generale. In realtà, una volta che la corda viene premuta, la funzione del capotasto viene svolta dal tasto ed il capotasto viene tagliato fuori dalla catena sonora.

C'è da sottolineare comunque il fatto che un capotasto installato in modo non corretto può influire negativamente sul suono. Il capotasto deve essere installato a stretto contatto con il manico: un capotasto che si muove attenua le vibrazioni delle corde causando una risposta irregolare e tagliando alcune frequenze.

Anche le tacche dove alloggiano le corde devono essere intagliate in modo corretto e le corde devono scorrere in esse senza aver la possibilità di muoversi all'interno delle stesse. Se le corde hanno la possibilità di muoversi, facilmente si otterranno ronzii e gravi perdite di suono sulle corde aperte.

I capotasti bloccanti per sistemi Floyd Rose possono influire negativamente sul sustain se non installati in modo corretto, e comunque creeranno un'alterazione del suono rispetto ad un capotasto di tipo tradizionale. Tuttavia va considerato il fatto che un capotasto bloccante va sempre in abbinamento ad un ponte Floyd Rose o licensed e stabilire l'entità della variazione sonora dovuta al solo capotasto risulta pressochè impossibile.
Tastiera
I materiali con cui vengono costruite le tastiere si possono dividere un due famiglie: legni e materiali di tipo sintetico. I legni comunemente usati sono il palissandro, l'acero e l'ebano mentre i materiali sintetici comprendono le resine fenoliche, grafite e materiali compositi di plastica con fibre. In linea di principio il palissandro ha un attacco un pò meno definito dell'acero e dell'ebano che, essendo più duri, regalano un attacco più pronto e con un decadimento più repentino delle note ma con un sustain prolungato

Con il palissandro le note sembrano uscire piano piano: alcuni costruttori con cui ho colloquiato alle varie fiere, sostengono che la causa di questa reazione potrebbe essere l'alto contenuto di oli presenti in questa essenza.

Oli che fungono un pò come cuscinetti smorzanti. Personalmente non sono tanto convinto di questa teoria, dato che anche strumenti di 40 o 50 anni hanno grossomodo lo stesso comportamento. E gli oli ormai sono essicati di brutto.

L'acero, altro legno molto usato, in linea teorica (ma anche pratica, a volte) risponde in modo più repentino e dona una timbrica più brillante. Ciò è dovuto soprattutto al fatto che i maple neck sono ottenuti da un'unica tavola e quindi la rigidità della stessa è diversa che non quella di un manico con tastiera incollata.

Un manico in acero con tastiera in acero incollata (vedi le Strato di epoca hendrixiana) reagisce grossomodo alla stessa maniera del palissandro e non si notano differenze timbriche apprezzabili.

Inoltre c'è da tenere presente un fattore molto importante: solitamente i maple necks sono manici con una configurazione del dorso parecchio diversa da quella a C che normalmente usiamo sugli strumenti con tastiera in palissandro. Il retro, normalmente (se ci rifacciamo agli strumenti storici), ha una configurazione a V che rende molto più rigida la struttura evidenziando le frequenze alte a scapito delle medie (che si perdono per strada).

Su questa eterna diatriba posso dire che, mia esperienza, a parità di configurazione del retro e dunque della rigidità totale del manico, le differenze sono veramente minime e bilanciabili tranquillamente con un surplus di avvolgimenti supplementari delle bobine dei pick up.

Per ultimo, teniamo presente anche del fatto che gli strumenti che vogliono riprodurre le serie Vintage, vengono normalmente dotati di pick up con resistenze di circa 5700 ohm, che contribuiscono parecchio a rendere poco armoniosi (a mio parere) gli strumenti dotati di manici di questo tipo.

A riprova di ciò, ultimamente ho dotato di pickup leggermente sovravvolti due Strato Fullerton dei primi anni 80 (con manico Maple Neck) ottenendo delle sonorità assolutamente grosse ed ispirate al blues. Mantenendo, nel contempo,  tutte le frequenze che i pickup originali, avvolti con resistenza di 5700 Ohm, non riuscivano a riprodurre. Peraltro 2 strumenti perfettamente uguali e dello stesso anno con due timbriche completamente diverse tra di loro. Comunque apprezzabili entrambe.


L'ebano è invece diverso da tutti e due i precedenti: offre un dettaglio ed una chiarezza sonora che le altre essenze non riescono a trasmettere. Attacco più definito, dunque, e decadimento più veloce (il volume si abbassa precocemente) ma con maggior sustain. Basta confrontare un Les Paul Custom e uno Standard e ci si rende conto della differenza di attacco e definizione. Molto consigliato a chi fa uso smodato di hammer-on o pretica tecniche percussive magari a due mani.

Il Pau Ferro potrebbe essere una valida alternativa alle essenze di cui sopra: dovrebbe abbinare le caratteristiche dell'ebano e del palissandro e varrebbe la pena approfondire le sperimentazioni per ottenere strumenti con caratteristiche magari diverse ma interessanti. Quando avrò del tempo a disposizione mi faccio un manico con tastiera in Pau Ferro, che così vi dico le mie umili impressioni.


Le tastiere sintetiche hanno caratteristiche abbastanza simili fra loro, che influiscono in maniera abbastanza pesante sulla timbrica in generale. Sono molto rigide, essendo molto dense, e offrono una eccellente risposta sui toni acuti ed una grande regolarità di risposta nota per nota, evitando note morte. Ma offrono anche una timbrica un pò da Alta Fedeltà, neutra e predisposta per essere elaborata facilmente con effettistica varia. Ho sostituito parecchi manici di Steinberger con altri più tradizionali e gli strumenti ne hanno tratto giovamento in quanto a colore e calore...

Qualche buontempone sostiene che anche gli intarsi sulle tastiere influenzano il suono. Io non credo proprio, anche se intarsi di grande dimensione modificano la composizione della tastiera introducendo un'ulteriore variabile nell'equazione sonora. Sinceramente non ho mai provato a sostituire una tastiera con dot con una con intarsi a blocchetto tipo Les Paul Custom. Ho vissuto bene lo stesso e penso che continuerò a vivere senza pormi questo tipo di problema.
Tasti
La posa e la rifinitura dei tasti, e quindi la suonabilità dello strumento, credo che siano più importanti di un eventuale piccola variazione sonora che può verificarsi nella scelta du un tipo rispetto un altro.

In parole povere, avere uno strumento con i tasti rifiniti a dovere, soprattutto nelle estremità, sentire la mano che scorre senza inghippi, ritengo sia più importante che non le caratteristiche tecniche sulla durezza e materiali.

Va detto, a onor di cronaca, che tasti sottili e ben arrotondati producono un suono un pò più definito e limpido. Tasti di tipo medium o jumbo, magari appiattiti per scelta (vedi vecchie serie di Les Paul Custom) danno note un pò meno precise riducendo chiarezza e creando note leggermente fuori tono.

Tasti alti possono essere adeguati a determinati stili musicali ma, se si preme più del necessario, di certo si tenderà alla stonatura evidente. Va inoltre detto che tasti larghi usufruiscono di una superficie di appoggio maggiore, incrementando di un tot il sustain.

Per quanto riguarda il materiale, la maggioranza dei tasti che troviamo montati sulle chitarre sono di tipo Nickel/Silver ma di argento non compare traccia. La lega è composta da ottone e nickel, quest'ultimo in una percentuale del 18%, cosa che fa sembrare il tasto "argentato", da cui il nome.

Ultimamente si possono trovare in commercio tasti in acciaio inossidabile, più duro e meno soggetto ad usura.
Non ho parametri per dire se suonino diversi da quelli tradizionali. Per non sbagliare io continuo ad usare i classici Silver/Nichel che, se lavorati con superficie ellittica, offrono il vantaggio di donare un suono limpido usurandosi molto di meno.
Qualche pillola sul cambio corde per ottenere un "suonone"
Vuoi ottenere un suono più grosso spendendo poco? Prova ad aumentare il gauge delle corde della tua solidbody ed ad alzare l'action: la tua ricerca può iniziare da questo semplice upgrade che può portare anche a risultati eclatanti. Le note sono prodotte dalle vibrazioni delle corde ed intervenire su queste ultime è il primo passo per sperimentare nuove sonorità. A seguire una tabella riportante qualche considerazione in merito.

Corde avvolte

 Le corde avvolte si dividono in tre tipi: con filo in puro nichel, con filo in acciaio nichelato oppure con filo in acciaio inossidabile. La sua formulazione determina la sonorità della corda. Il nichel puro è il più caldo dei tre, l'acciaio nichelato sta in mezzo mentre l'acciaio inox offre marcate frequenze alte ed aggressività in quantità industriale. Normalmente i musicisti rock prediligono la via di mezzo. Mentre i jazzisti prediligono un avvolgimento nastriforme (flatwound) la stragrande maggioranza dei chitarristi utilizza un avvolgimento con filo a sezione tonda (roundwound) che, rispetto al tipo sopracitato, produce molte più armoniche. Ma esiste un terzo tipo denominato half-round, non semplice da trovare, che unisce un suono brillante pur essendo lisce al tatto. Anche l'anima interna può essere diversificata: quella a sezione tonda, a mio parere, produce un suono più brillante di quella esagonale. Ma i ricordi si perdono nel tempo ed ultimamente uso solamente corde con sezione tonda. Provate voi dei set diversi, che almeno aggiorniamo il database :-)

 Corde liscie

 Le corde non avvolte sono cotruite utilizzando acciao ad alto tasso di carbonio. Le varianti sono minime da produttore a produttore e quindi non classificabili. Un grosso produttore un giorno mi disse che la differenza tra le corde da lui prodotte e quelle della concorrenza consisteva nel tipo di nodo all'estremità della stessa. Se il nodo attorno al pallino è "forte", la corda produrrà più sustain di un nodo più debole. La differenza, disse, è drammatica. Ma il sottoscritto non ha mai verificato se questo fosse o no veritiero. Non saprei peraltro come fare tale verifica...

 Diametro delle corde

 E' la cosa più importante per la produzione del suono. Corde pesanti hanno più massa, tensione ed influssi magnetici sui pickup. Producono un suono più forte e denso (SRV docet). Sperimentare marche diverse e gauge diversi è il sistema più economico per cambiare timbrica. Con pochi euro si può aprire un mondo sconosciuto a molti di noi, restii a cambiare grandezza, tipo e marca.

 Action

 L'action incide in modo considerevole sul timbro complessivo dello strumento. Più le corde sono alte più il suono ne trarrà giovamento. La tensione sulle sellette del ponte aumenterà e con essa aumenterà anche il sustain. Robbe da bluesmen incalliti.

Una chitarra "drogata"

 Tanti musicisti di riferimento hanno chitarre drogate. Lo stesso Gilmour setta i suoi strumenti con action molto alta: è uno dei segreti del suo suono! Le sue chitarre, per un comune mortale, sono quasi insuonabili me senza fatica non si ottengono grossi risultati. Se siete determinati a migliorare la vostra sonorità, alzate action e passate ad un gauge superiore. Inizialmente farete più fatica ma dopo una decina di giorni la fatica diminuirà e la chitarra vi seguirà come vi ha sempre seguito. Mal che vada potrete sempre fare un passo indietro e ritornare alla siìtuazione di partenza...

Parliamo di ponti e sellette
La costruzione ed i materiali utilizzati per il ponte determinano la quantità di vibrazioni che vengono trasmesse dalle corde al corpo. Per questo motivo dobbiamo ritenere il ponte una parte molto importante della nostra solidbody.

I ponti si dividono sostanzialmente in due grandi famiglie: fissi e mobili (detti anche "ponti tremolo"). I ponti fissi offrono normalmente una maggiore superficie di contatto e, a volte, una maggiore pressione delle corde sulle sellette. Sono caratterizzati da un suono più "profondo e diretto" e offrono un sustain più prolungato.

I ponti tremolo trasmettono le vibrazioni attraverso delle viti o dei pivots inseriti nel corpo. In questo caso la trasmissione delle vibrazioni avviene attraverso una superficie di contatto molto ristretta, inficiando parte della vibrazione stessa con le conseguenze del caso (meno sustain).

I ponti tradizionali di tipo "Vintage", se costruiti con ottimi materiali, soffrono di meno degli svantaggi sopracitati: le corde sotto tensione spingono il ponte stesso, che comunque appoggia sul corpo, verso le sei viti, trasmettendo gran parte delle vibrazioni. I ponti a due pivots, al contrario, sono sospesi e trasmettone le vibrazioni al corpo solo attraverso i due pivots e gli inserti nel corpo stesso.

I ponti Floyd Rose e Licensed, oltre agli svantaggi di basculare su due punti, aggiungono l'ulteriore svantaggio di avere una massa ferrosa importante, che produce di suo una variazione tonale e timbrica assai notevole.

Va da sè che, sostituendo un tradizionale ponte vintage con uno a due pivots, si otterranno svantaggi in fatto di sustain e timbrica. Sotto questo aspetto i Floyd Rose et similia sono quelli che tendono a cambiare notevolmente il "tone" della chitarra. Molte chitarre, inoltre, non interagiscono bene con questo tipo di ponti e diventano sferragglianti in modo esagerato.

I legni migliore accoppiabili a ponti tremolo bloccanti sono il basswood ed il poplar, un pò più carichi di frequenza medie che, attraverso la massa del ponte, inevitabilmente tendono a perdersi per strada.

L'utilizzo di pickup potenti o molto potenti potrebbero equilibrare in parte questa carenza ma, meglio saperlo prima, un ritorno all'origine diventa improponibile nella maggior parte dei casi. I metalli con cui sono costruiti i ponti, inoltre, contribuiscono alla personalità timbrica dello strumento. Ponti pressofusi in lega di zinco offrono sonorità percettibilmente diverse da ponti ottenuti con particolari di acciaio o acciaio inox.

Il blocco inferiore, chiamato anche blocco inerziale, filtra le vibrazioni delle corde prima di trasmetterle al corpo. La scelta tra un blocco pressofuso ed un blocco in acciaio quindi dovrà essere effettuata in funzione della timbrica generale della chitarra: se è già brillante di suo meglio un blocco in lega di zinco. Se si vuole incrementare sustain e frequenze alte, meglio scegliere un blocco in acciaio.

Perlomeno questa è la strada che perseguo io. Nei miei ponti ho ottenuto un buon equilibrio con un blocco in ottone, una piastra di base in lamiera di ferro (Fe 42) e sellette in acciaio inox. Però non agisce su pivots ma il basculamento avviene attraverso gabbie a rulli cilindrici, con molta superficie di contatto.

Ultima, per ora, annotazione sui ponti: l'angolo di incidenza delle corde sulle sellette è parecchio importante per l'incremento o decremento della durata della vibrazione. Ponti tipo il Floyd Rose offrono poco angolo di inclinazione e quindi poca pressione delle corde sulle sellette. Altri tipi più convenzionali (dove le corde passano attraverso il blocco inferiore) offrono, al contrario, più angolo di incidenza e quindi più pressione sulle selle e quindi maggior sustain.
Lunghezza del diapason (o della scala)
La lunghezza della scala, o diapason, è la lunghezza della corda, dal capotasto alle selle del ponte. Tradizionalmente le chitarre si dividono in due scale: 24 3/4" (Gibson) e 25 1/2" (Fender). Ma altre scale intermedie sono utilizzate da altri costruttori. Le PRS hanno una scala intermedia da 25", ad esempio. Spesso e volentieri i chitarristi si abituano ad una scala e non suonano strumenti con diapason diversi. I turnisti, invece, sono spesso costretti ad utilizzare chitarre diverse come sonorità e quindi sono più consoni ad abituarsi all'uso di chitarre con diapason differenti.


La scelta di PRS, come affermato dal costruttore, è nata per favorire i musicisti attraverso una scala di lunghezza intermedia. Naturalmente anche il suono è "intermedio" e meno personalizzato. La scala della chitarra, oltre a determinare la distanza tra tasto e tasto, influenza anche la timbrica generale dello strumento. Scala più lunga significa anche maggior tensione delle corde che determinano "bassi" chiari e note acute con limpidezza da campana. Insomma, il suono è più definito, rispetto ad una scala corta.


Di contro uno strumento con scala corta risulta più facile da suonare: le corde hanno meno tensione ed i binding risultano meno faticosi e  i vibrati più "gestibili". Inoltre i suoni risultano più immediati ed anche più precisi ed articolati. Anche i toni medi vengono enfatizzati da questa scala. Ma che lo dico a fare...tutti quantii avrete suonato una Telecaster ed un Les Paul: inutile enfatizzare caratteristiche note a tutti. :-)


Fino a qualche decennio addietro non si poteva sbagliare: tutti noi eravamo a conoscenza della diversità del diapason. Negli anni le cose sono cambiate con l'avvento di nuovi produttori che hanno proposto strumenti diversificati come forme, elettroniche, pick up e chi più ne ha più ne metta. Se non sapete che scala utilizza il vostro strumento non vi resta che misurare la distanza dal capotasto al dodicesimo tasto e moltiplicare per due. La cosa non migliorerà il "tone" della chitarra ma almeno saprete il suo diapason cosicchè potrete anche dorrmire sonni tranquilli :-)
Pickups
Argomento estrapolato dall'articolo :-) Troppo lungo per farcelo stare dentro. Ne redigo un articolo a parte con la promessa che vi dirò tutto quel che so sui pick up facendovi anche partecipi della costruzione di un pickup a partire da zero. Inoltre demistificherò l'aggettivo "artigianale" con tutte le fesserie che ci stanno dietro a questo businnes. Di artigianale, in un pickup non c'è proprio una cippa, anche nel caso di avvolgimenti a guida manuale, come venivano avvolti nei tempi gloriosi. Stay in tune, che ne vedremo delle belle (e tante balle)...
Elettronica in genere
Chi ha vissuto (chitarristicamente) come me gli anni settanta, si ricorderà certamente l'avvento di preamplificatori, equalizzatori ed una miriade di selettori inutili che erano presenti in molte chitarre "innovative" di quegli anni. Anche strumenti di prestigio venivano massacrati per farci stare tutti gli ammenicoli possibili immaginabili tendenti a peggiorare i suoni esistenti.

Anch'io non ne fui immune e, come tutti, feci le mie belle vaccate modificando il modificabile
, perchè "faceva figo" avere una chitarra piena di levette :-)  In realtà precedetti tutti: sulla mia prima Eko (1964) non c'era piu spazio: Era diventata una centrale elettrica tanto che, ai tempi, mi appiopparono il soprannome di "Marconi"...

Di fatto l'idea comune era quella che i legni della chitarra non servissero ad altro che a sostenere pickup, potenziometri ed una quantità infinita di levette inutili :-)  Fortunatamente negli anni ottanta le cose cambiarono: i legni ripresero la loro indubbia importanza, i musicisti riscoprirono la semplicità di avere pochi suoni ma buoni e tutto ritornò, o quasi, alla normalità. Ma ecco che di nuovo il diavolo ci mise lo zampino. Un diavolo dal nome EMG.

L'avvento di questi nuovi pickup attivi a bassa impedenza,
in combinazione con preamp a rack, finali a rack, multieffetti a rack, microonde a rack e quant'altro fosse possibile portare al formato rack 19", creò di nuovo scompiglio tra i musicisti. La guerra era a chi aveva il rack più grosso, anche se di Midi pochi ne capivano ed ancor meno sapevano come programmare decentemente una macchina programmabile con quel linguaggio da tastieristi. (Che poi tornarono quasi tutti a tecnologie più rozze ed immediate, come le vecchie care testate ed i pedalini analogici).

Ma indubbiamente i pickup attivi, pur nell'anonimità del loro suono, qualcosa di buono portarono: un segnale senza rumore di fondo e ben sfruttabile per successive elaborazioni, utilizzando anche gli accessori da posizionare nello strumento quali booster, effetti di presenza ed altro.

A tutt'oggi resistono ancora molti amatori di questo genere di pickup: per tutti gli altri, amanti dei pickup passivi, rimane il tradizionale pot dei toni e qualche schema per splittare e mettere fuori fase le varie bobine dei trasduttori.

Per quanto riguarda il semplice controllo di tono c'è da dire che i valori usuali variano da 0.022 microfarad a 0.047 microfarad. Personalmente preferisco l'utilizzo di condensatori da 0.022 microfarad che, a mio parere, non tagliano troppo le frequenze acute.

Ma è un parere soggettivo e quindi opinabile. Di fatto, utilizzando condensatori di valori diversi, si altera anche il suono della chitarra. Ma il tutto è facilmente reversibile intervenendo con due semplici saldature sul circuito.

Orecchie esoteriche fanno notare che anche la composizione e tipo di condensatore può alterare il "tone" della chitarra. Personalmente, a tono completamente aperto, non ho mai notato differenze apprezzabili. Ma può essere che le mie orecchie ormai non apprezzino più le sottigliezze, vista l'età. Di fatto un condensatore devia una parte del segnale a terra e credo che, nello stabilire la differenza timbrica tra due condensatori di diverso materiale, giochi molto l'effetto placebo...

Per quanto riguarda i potenziometri, che sono l'ultimo anello prima che il segnale venga spedito all'amplificatore, vale la pena precisare alcuni dettagli importanti. Sui single coil tradizionalmente vengono montati pots da 250 kohm mentre sugli humbucker normalmente pots da 500 kohm....e tutto funziona bene.

Senonchè su molti modelli Gibson vengono utilizzati pots da 300 kohm che tagliano notevolmente le alte frequenze degli humbucker. Non ho dubbi nel consigliare l'immediata sostituzione di questi potenziometri: lo strumento godrà di più spazialità mentre il musicista godrà e basta.

E per strumenti che montano sia single coil che humbucker? Personalmente detesto il suono dei single coil "passati" attraverso i pots da 500 kohm. Preferisco di gran lunga un humbucker più chiuso che 2 single coil taglienti.

Ma c'è anche la possibilità di modificare il circuito di una eventuale Strato con due volumi ed un tono in comune: un volume da 250 kohm per i single ed uno da 500 kohm per gli humbucker, Roba che avevo già postato su altri lidi...

Ultimo ma non ultimo per importanza: Le tolleranze dei potenziometri sono molto larghe e quindi, almeno per il volume, controllate con il tester che sia di valore adeguato. Su potenziometri, anche blasonati, è facile trovare scostamenti in più o in meno del 20%. Potenziometri da 250 kohm potrebbero avere una resistenza reale da 200 o 300 kohm, con importanti tagli o accentuazioni di frequenze alte. Non dimenticatelo mai, nel momento di una sostituzione.
Finiture
Alcuni costruttori e liutai ritengono che il tipo di finitura contribuisca, in qualche modo, anche al "tone" definitivo di una solidbody.

Senza entrare nel merito dei tipi di verniciatura (argomento già trattato in altro articolo) la disputa sulle differenze sonore ricade normalmente sulla durezza della patina superficiale di laccatura e sullo spessore della vernice. C'è chi sostiene che più la vernice è rigida più lo strumento suoni meglio. Altrì sostengono il contrario.

A parer mio qui si entra nel campo delle pippe mentali dove non c'è nulla di dimostrabile. Io non ho un parere in merito: a volte mi capitano strumenti verniciati in poliuretano che suonano alla grande, altri in nitro che depositerei nel camino, altri in poliestere che pure suonano alla grande.

Di certo un'equazione vincente esiste: meno vernice = più vibrazioni nel corpo e nel manico. Sarà meglio? Sarà peggio? Io, per non sbagliare, cerco di metterne il meno possibile.
Conclusioni
Una serie di tre articoli serve a tirare delle conclusioni riguardo l'interazione di un singolo componente rispetto ad una solidbody? Una solidbody è uno strumento complesso, ogni particolare interagisce con un altro e stabilire quanto e come sia importante una parte rispetto ad una altra non è così facile. Ma, se si parte con un pò di conoscenza in più, magari si possono evitare errori ed acquisti affrettati non confacenti alle nostre esigenze.

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