giovedì 17 febbraio 2011

Storia della Chitarra Elettrica

Il Problema del Volume

Da sempre la chitarra ha dovuto confrontarsi con il volume degli altri strumenti musicali quando suonata assieme a questi. Negli anni ruggenti del Jazz tale confronto divenne impari, data anche l’assenza di impianti di amplificazione degni di questo nome. A ciò si deve anche la popolarità in quel periodo di strumenti alternativi quali il banjo e la chitarra resofonica, più nota col nome del marchio Dobro (“DOyopera BROthers”), dotata di un cono risonante.
Ma non si tratta solo dell’esigenza di “farsi sentire”: la limitata emissione sonora condiziona l’esecuzione e addirittura la scrittura del pezzo. Frasi melodiche “a corda singola” sono praticamente inaudibili e salvo rarissime eccezioni non fanno quindi ancora parte del vocabolario espressivo di un chitarrista. È Eddie Durham che per primo piazza lo strumento di fronte a un microfono dal vivo e registra il solo di “Hittin’ the Bottle” a corda singola.

La Chitarra “Archtop”


Un approccio destinato ad avere vita più lunga fu quello della chitarre Arch Top, una forma mutuata dagli strumenti ad arco ed in particolare dal violoncello. Caratteristica principale, oltre alla tavola armonica arcuata, è la sostituzione della classica “buca” con le caratteristiche aperture ad f. Dei tanti modelli realizzati ed ancora prodotti, una menzione particolare spetta alla Gibson L5 del 1922, utilizzata da Freddie Green nell’orchestra di Count Basie.

La “Frying Pan” di Rickenbacker


Il primo strumento ad avvalersi di un’amplificazione elettrica fu però una “slide” o “steel guitar”, da noi nota con l’espressione “chitarra hawaiana”. È George Beauchamp ad inventare nel 1931 il primo pickup magnetico, un trasduttore che converte le oscillazioni meccaniche delle corde in una tensione elettrica idealmente proporzionale. Lo strumento, in seguito prodotto da Rickenbacker, diviene universalmente noto col nomignolo di “Frying Pan”, la “Padellina”.

Bigsby “Merle Travis”


Nello storico prototipo di Bigsby del 1948 si trovano curiosamente alcune anticipazioni degli strumenti che verranno: dalla cassa a spalla mancante della Gibson Les Paul alla tipica paletta Fender. E naturalmente, primo tra tutti l’applicazione del concetto della Cassa Piena, la cosiddetta Solid Body. In realtà la paternità della forma della paletta è alquanto controversa: questo è il secondo esemplare costruito e può essere stato influenzato dalle Fender. La forma della paletta identifica il produttore ed è quindi sempre depositata.

I Pickup Magnetici


Pickup “Single Coil”    Pickup “Humbucking”
La stragrande maggioranza delle centinaia di pickup oggi disponibili sono riconducibili a due tipologie base:

- Single Coil, cioè a bobina singola;
- Humbucking, cioè “elimina ronzio”, a bobina doppia.

Il suono dei primi è aperto e metallico, quello dei secondi chiuso e caldo. L’invenzione nel 1955 degli humbucking si deve a Seth Lover della Gibson.
Orville Gibson fonda la sua società nel 1894. Nel 1935, la casa inizia ad interessarsi seriamente all’elettrificazione; il pickup sviluppato in quell’anno da Walter Fuller equipaggia 1936 la ES 150 (“Electro Spanish”), prima chitarra elettrica ad essere prodotta e commercializzata in serie; nella mani di Charlie Christian,    straordinario    chitarrista    di    Benny Goodman, lo strumento inizia ad imporsi.

Gibson ES 175


I primi strumenti di successo sono quindi sempre elettrificazioni di chitarre arch top esistenti (da qui l’identificazione di tale tipologia con il Jazz che perdura ancor oggi), ma nel 1949 la Gibson ES 175, la più antica chitarra elettrica ancora in produzione, nasce unicamente in tale versione. Ed è Barney Kessel il primo musicista ad utilizzare lo strumento sempre amplificato e non solo durante gli assoli.

Fender


Nato a Fullerton, California, Leo Fender si era interessato fin da giovane all’elettronica. Completati gli studi in Economia avviò un’attività per la riparazione di apparecchi radio, che nel 1947 fu trasformata in azienda per la produzione di steel guitar e amplificatori. In quel periodo prende corpo l’idea originale di una chitarra elettrica solid body.

Fender Telecaster


Con una struttura semplice e insieme geniale, la Telecaster (1950) ha attirato l’interesse di generazioni di chitarristi. La costruzione separata di manico e corpo e la loro unione per mezzo di viti (manico bolt- on) abbatte i costi di produzione, rendendo accessibile a molti l’acquisto di uno strumento di qualità; la sezione a “V” del manico permette di scavalcare con la tastiera e premere con il pollice le corde basse, mentre il corpo in frassino massiccio elimina il feedback e dà al suono la pulizia dell’acciaio.

Fender Stratocaster


A questa rivoluzione seguì l’introduzione della Stratocaster nel 1954, inconfondibile per versatilità sonora e vera icona del Rock & Roll. L’impianto è sostanzialmente simile a quello della Telecaster, con l'aggiunta di un terzo pickup: ma a far diventare la “Strat” (da noi “Strato”) una vera icona culturale furono le linee moderne del suo design (che ricorderanno le auto dell’epoca anche nei colori) e la sua ergonomia complessiva.

Anatomia della Stratocaster


L’altra notevole innovazione nella “Strato” è rappresentata da ponticello con Vibrato (da Fender impropriamente chiamato Tremolo) molto più preciso ed efficiente di quello dei predecessori (Bigsby, etc.).

Fender e la Rivoluzione del Colore


Ma Fender introduce un’altra innovazione destinata ad avere un profondo influsso sul costume: dipinge i suoi strumenti con i colori per auto DuPont (come il famoso Fiesta Red), cosa “oltraggiosa” per l’epoca.

L’Amplificatore


Si è già detto che l’amplificatore per chitarra non è un apparato Hi-Fi ed i primi ad intuirne la specificità, quasi fosse anch’esso uno strumento, sono stati gli inglesi. Modelli come il VOX AC 30 (usato dai Beatles all’inizio della carriera) sono entrati nella storia, ma è stato Jim Marshall ad aver creato un mito.
E ancora oggi i migliori amplificatori non sono realizzati con la tecnologia a stato solido (transistor e circuiti integrati) ma con le ormai obsolete valvole termoioniche: questo sia per ragioni tecnicamente oggettive sia per un certo conservatorismo di fondo dei chitarristi, di cui si avrà ancora modo di parlare.
Fino alla fine degli anni ’60 era prassi comune per i chitarristi utilizzare l’amplificatore che trovavano sul posto. È Jimi Hendrix il primo a portarsi in aereo una serie di Marshall dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti e a utilizzarli nei suoi concerti (nella foto, l’apparizione a Woodstock) come parte integrante dello strumento.

Due Parole sugli Effetti


Riverbero, Distorsore, Wah, Flanger, Chorus: in ordine di introduzione, questi sono solo alcuni degli effetti che i chitarristi hanno usato per ampliare il proprio ventaglio sonoro. E David Gilmour dei Pink Floyd deve molto del suo sound originale all’eco Binson costruito negli anni ’60 in Via Padova a Milano dall’ing. Bini.

Les Paul


Grande chitarrista Jazz ma anche geniale inventore (il primo registratore a 8 tracce fu progettato da Les Paul e prodotto dalla Ampex nel 1956), Lester William Polfuss (Les Paul) entra in contatto con la Gibson nel 1950 e vi porta subito contributi originali. La risposta alle solid body di Leo Fender è ormai in arrivo.

Gibson Les Paul


Nel 1952 Gibson reinterpreta il concetto di solid body senza dimenticare la propria tradizione di alta liuteria. Il manico è quindi incollato alla cassa solida, che è bombata come la tavola di una arch top; la paletta è inclinata all’indietro di 17°. Nella versione “Standard” i pickup sono gli humbucking di Seth Lover.
La Les Paul Standard” è del 1957; lo strumento è pregevole ma pesante e costoso e non riscuote molto successo, tanto che nel 1960 esce di produzione.

Gibson “Flying V”


Una linea ancora oggi futuristica, ma Gibson la sviluppò nell’ormai lontano 1957. Il prototipo era in legno di Korina, simile al mogano ma più leggero. Il ponticello è il classico brevettato Tune-O-MaticTM.
Negli anni ’60 importanti artisti di allora come Albert King, Dave Davies e Jimi Hendrix, alla ricerca di un look distintivo e controcorrente, iniziarono ad usare le prime Flying V.

Gibson ES335


Nel 1958 Gibson compie coniuga i pregi delle arch top e delle solid body in un unico strumento: la ES 335, la prima Semi-Hollow (o semiacustica). All’interno della cassa, vuota, è inserito un blocco massiccio cui sono ancorati ponte, attaccacorde e pickup. Il feedback è ridotto e il timbro è caldo.

Il Ritorno della Les Paul


Negli anni successivi, Jimmy Page ed Eric Clapton amplificano la Les Paul con dei Marshall: nasce il timbro dell’Hard Rock. La chitarra è quasi introvabile ed i prezzi dell’usato salgono alle stelle; finalmente, nel 1968 Gibson ne riprende la produzione.

Rickenbaker 325


Gibson SG Standard    Steinberger GL    Yamaha SG2000
Da citare l’eleganza della Gretsch “White Falcon”, la Rickenbaker 325 usata da John Lennon, le tante Gibson SG usate dagli artisti Hard Rock, la minimalista Steinberger in grafite e la Yamaha SG2000, primo di una lunga serie di strumenti giapponesi di classe (tra i quali sono da menzionare i numerosi modelli Ibanez).

“Non le Fanno più Come una Volta”


Nel 1962 Leo Fender vende la sua azienda alla CBS e lentamente la qualità della produzione degrada; anche la Gibson alcuni anni dopo passa di mano. La cosa darà spazio negli anni ’80 a produttori indipendenti, quali Paul Reed Smith (rappresentata la sua PRS Custom del 1985). Parallelamente, si rafforza il mito degli strumenti di annata o vintage, nato al tempo dell’uscita di produzione della Les Paul Standard. E nel 1985 gli ex-dipendenti Gibson rilevano lo storico
stabilimento di Kalamazoo fondando The Heritage. 


E l’Acustica Diventa “Elettrica”


All’inizio degli anni ’60 Charles Kaman, ingegnere areonautico progettista di elicotteri e chitarrista dilettante, inizia a produrre strumenti con cassa bombata in materiale composito grazie alle conoscenze accumulate nel campo delle vibrazioni.
E verso il 1967 le sue Ovation sono le prime chitarre acustice ad essere dotate di un pickup piezoelettrico al ponte: per lo strumento mantiene il suo timbro acustico originale anche quando viene amplificato.

Gli Anni ’80 e ’90


Negli anni ’80 e ’90 molti liutai indipendenti iniziano con alterne fortune la produzione di strumenti musicali, spesso ispirati se non identici ai classici modelli Gibson e Fender. Tra questi sono da citare:

David Thomas McNaught; ␣ Roger Sadowsky; ␣ Brian Moore (noto per gli strumenti MIDI); ␣ Ned Steinberger.
L’ultimo menzionato è il più innovatore e utilizza materiali compositi; il conservatorismo di fondo dei chitarristi però non fa decollare il prodotto.

Parker Fly DeLuxe


Nel 1993 Ken Parker, un liutaio estremamente innovativo ed amante del design, introduce la sua Fly DeLuxe. La chitarra è estremamente leggera e risonante (legno di pioppo rivestito di un sottile strato epossidico) e ha sonorità che ricordano la ES 335. Ma incorpora anche un pickup piezoelettrico Fishman al ponte per rendere un timbro acustico: lo strumento ha quindi due diverse uscite, una dedicata all’amplificazione elettrica ed una a quella acustica.

Sadowsky Semi-Hollow


Questa recente chitarra (2006) di Roger Sadowsky è una reinterpretazione del concetto di semiacustica nato con la Gibson ES 335 (e le successive versioni 345 e 355). La tavola è in multistrato giapponese ed il blocco centrale è molto alleggerito; il timbro, straordinariamente caldo, è paragonabile in tutto e per tutto a quello di una classica Arch Top o Hollow Body.

Strumenti Anticati


Complici le idiosincrasie dei collezionisti e le insicurezza dei giovani chitarristi, sia assiste ora al fenomeno commerciale della vendita da parte delle maggiori case produttrici di una linea di strumenti invecchiati artificialmente che spesso riproducono graffi ed ammaccature dei modelli posseduti da artisti famosi (nella foto la replica della Fender Telecaster utilizzata negli anni ’70 da Andy Summers dei Police).

Esemplari Unici


E sempre le maggiori case produttrici hanno da tempo istituito un Custom Shop, la “boutique” dove vengono realizzati esemplari unici su specifica ordinazione del cliente o per fini promozionali (nella foto la Fender Stratocaster “Star Trek”, realizzata col contributo degli artisti originali della Paramount, la cui custodia si apre solo con uno specifico telecomando).

Taylor T5


La T5 è la prima chitarra ibrida della Taylor che include due anime, acustica ed elettrica. Si tratta di uno strumento a corpo sottile dotato di un switch a 5 posizioni, tramite il quale è possibile spaziare da un suono acustico ad un elettrico vero e proprio.
L’elettronica installata nella chitarra è la Expression System della Taylor: pickup al manico, microfono dinamico al top ed il terzo ben visibile al ponte. Controlli del preamplificatore sulla tavola armonica.

Line6 Variax 500


Le chitarre della seria Variax, costruite da Line6, sono prive di pickup tradizionali ma contengono una sofisticata elettronica che consente di emulare la risposta di un numero notevole di strumenti diversi (incluse chitarre resofoniche, acustiche e 12 corde).
Anche Fender non sfugge alla tendenza e lancia la Stratocaster VG (“Virtual Guitar”) con Roland.

Un Grazie a Les, Jim e Leo
Les Paul e Jim Marshall (fotografati insieme al NAMM di Nashville) e Leo Fender: tre “grandi vecchi” cui tutti i chitarristi elettrici e la stessa musica moderna devono molto.

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