giovedì 17 febbraio 2011

Pickup e liuteria

Come noi tutti sappiamo, i pickup sono il metodo più efficace, dopo le corde, più economico e rapido per plasmare il suono di una solidbody. In considerazione del fatto che ormai i fori di montaggio sono standardizzati, la sostituzione dei pickup diventa un'operazione relativamente semplice. In commercio troviamo di tutto: humbucker con bobine affiancate o sovrapposte, magneti cilindrici o a lama, single coil con espansioni polari e barra magnetica sottostante...Il tutto in una vertiginosa scelta di livelli di uscita e di curve timbriche.

Nessun pickup per chitarra elettrica segue un progetto di risposta lineare: ogni prodotto aggiunge colore al suono acustico di una chitarra, a ciò che è già presente! Se si vogliono enfatizzare determinate frequenze non esiste altro metodo, su di una chitarra, che la sostituzione dei pickup.

La maggior parte dei musicisti è convinta che sia il solo pickup a cambiare il timbro: non è così. I pickup enfatizzano solamente il suono acustico della chitarra. I pickup dovrebbero servire solamente a sottolineare quello che di positivo è esistente e non a correggere le mancanze acustiche di uno strumento.

Quanti di voi hanno provato a sostituire i pickup di una strato-ciofeca cercando di rimediare alle carenze intrinsiche dello strumento per poi scoprire che non esiste pickup al mondo che faccia suonare decentemente uno strumento nato male?

Quanti di voi cercano uno strumento che liuteristicamente suoni in modo decente per poi affermare "Tanto poi sostituisco i pick up"? Ognuno di noi ci è passato, credo, e ciò convalida la mia tesi sul fatto che uno strumento, innanzitutto, deve essere costruito molto bene. Un buon set di pickup ed un buon abbinamento con un ampli degno della chitarra faranno il resto.

Se la vostra chitarra manca di sustain, presenta note morte, è mancante di frequenze mediobasse e basse, non ci sarà pickup che la farà risorgere. Provate pertanto a posizionare il vostro amplificatore in una stanza diversa da quella in cui suonate: quando le corde della chitarra smetteranno di vibrare al pickup non resta più nulla da riprodurre! E nel momento in cui vi troverete con un manico che non riproduce correttamente tutte le note, il pickup non farà altro che evidenziare questo difetto.
Il suono dei pickup
La struttura fisica e le specifiche elettriche sono alla base del suono di un pickup. Il timbro di un pickup deriva dall'insieme dei suoi componenti: il diametro del filo, il numero delle spire, il modo in cui il filo è avvolto sul magnete, le dimensioni e la struttura del magnete stesso contribuiscono a decidere ciò che il pickup percepisce ed anche il come lo percepisce.

Più spire ci sono più elevato è il livello di uscita a scapito della risposta in frequenza.
Un pickup più potente può però forzare la saturazione di un amplificatore. La saturazione  avviene all'interno dell'ampli, distorcendo e comprimendo il segnale proveniente dalla chitarra.

Se, al contrario della prova di cui sopra (ampli e chitarra in stanze diverse), vi trovate a suonare di fronte all'amplificatore, noterete che il suono dell'ampli ecciterà le corde della chitarra prolungandone il sustain. Questo aumento di sustain è il risultato dell'interazione tra ampli e chitarra e la sensibilità del pickup sarà. a questo punto, parecchio importante.
La distanza del pickup relativamente alle corde influisce inoltre sul contenuto armonico. Se la distanza è molta si otterrà un suono moscio e piatto; in caso contrario si avrà un decadimento di sustain dovuto alla eccessiva attrazione magnetica. Tra i due estremi vi è il meglio: anche solamente alzando o abbassando il pickup di mezzo giro di vite otterrete diverse sfumature timbriche ed un incremento o decremento di armoniche. Consiglio vivamente, prima di sostituire un pickup, di effettuare delle prove approfondite.

I vecchi pickup delle Stratocaster
Limitiamoci a questi, per ora. Da decenni mi chiedono copie di Strato e Tele: sono appassionato di questi storici strumenti, meno nelllo scopiazzare ciò che Leo ha progettato e costruito quasi 60 anni fa. Non ci godo ma devo pur vivere, per cui ogni anno sono costretto a sfornare un tot numero di esemplari. Molto pochi, in realtà. Il resto del tempo lo impiego per costruire ciò che mi piace e che cerco di imporre nel piccolo mercato che mi circonda.

Ho sempre amato ed apprezzato le Strato "slab board", quelle che mi capitavano in prestito da ragazzo e che non mi potevo permettere. Per me quella è la Stratocaster di riferimento: suono grasso e pacioso, cantini non stridenti ma rotondi e definiti.

Molto diverse, peraltro, dalle "Maple Neck" di generazione precedente, più taglienti ed assassine :-)  Ma anche molto diverse dalle Strato costruite dopo il 1964 in modo difforme dalle precedenti ed equipaggiate da pickup differenti.

Replicare dei pezzi di legno non è poi tanto difficile, replicare il "tone" generale dello strumento è tutt'altro che semplice. Molti fattori incidono alla composizione del suono di quelle strato ed una parte importante sono proprio i pickup.

Non sono mai stato del tutto soddisfatto di quello che offriva il convento ed un giorno, di molti anni fa, dopo asermi studiato lo studiabile, provato il provabile, analizzato l'analizzabile, ho deciso di mettermi a costruire i pickup per i miei strumenti. In definitiva si tratta di 2 parti di fibra vulcanizzata, 6 magneti in AlNiCo V ed un pò di filo avvolto. Checcevò?

Ci vuole una bobinatrice, ci vuole sbattersi per trovare la fibra vulcanizzata originale, ci vuole trovare i magneti giusti (ci sono 6 tipi di AlNiCo V), ci vuole trovare il vecchio filo Formvar non più in produzione in Europa da decenni, ci vuole sbattersi e costruire dime ed attrezzature per mettere assieme il tutto per poi avvolgere il rocchetto.

Un paio di mesi ed avevo in casa tutto il necessario: bobinatrice professionale non digitale recuperata nella cantina di una ditta di bobine passata al digitale: 60 euro (praticamente regalata) ben spesi (attualmente ancora in produzione al costo di 4000 euro circa).

Motore a velocità variabile e bancale da sarta altri 80 euro. Vecchie bobine di Formvar AVG 42 da 4 Kg l'una e poche altre cavolate self made. Ed il gioco è (quasi) fatto. In fin dei conti anche ai tempi di Leo le attrezzature erano le stesse, quindi?

Quindi si trattava di capire come farli suonare "giusti", roba tutt'altro che semplice. La macchina era dotata  di tensionatore  e di barre di registro per adagiare le spire una accanto all'altra, in modo automatico (come peraltro vengono adagiate tuttora nella maggior parte dei casi).

Prime prove: 8500 spire ben adagiate per una resistenza di circa 6000 Ohm: suono buono ma non ottimo. Via il tensionatore e avvolgimento guidato a mano (handwound): miglioramento netto e suono molto simile agli originali.

Un pò di spire in più, in funzione del suono acustico della chitarra in essere ed il gioco è finito Centrale reverse? Per carità: il suono cambia drasticamente con notevole perdita di sustain ed incremento di acuti troppo squillanti, soprattutto nelle posizioni 2 e 4.

Una prova con polvere di ferro in laboratorio mostra un incrocio parziale di polarità fra i campi magnetici del PU centrale con gli esterni. Le corde non vibrano come dovrebbero ed il risultato non è soddisfacente.

Meglio un pò di rumore il più che un suono scarno e troppo enfatizzato sugli alti. Un'ulteriore prova di laboratorio con Gaussmetro digitale, rileva un campo magnetico dei vecchi pickup superiore del 25 e più per cento rispetto alle nuove leghe in AlNiCo, nonostante gli anni trascorsi. Per ovviare a ciò il diametro dei magneti viene portato, da .185" (4.7 mm. circa) a 5 millimetri. Ora il suono è quello, con le minime varianti dovute alle diverse tavole con cui sono costruiti i corpi ed i manici.

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